Il massiccio del Pollino è un gruppo montuoso dell'Appennino meridionale, posto lungo il confine di Basilicata (provincia di Potenza) e Calabria(provincia di Cosenza).
Annoverabile tra i grandi massicci della catena appenninica, comprende tutte le maggiori cime di quella meridionale: Serra Dolcedorme (2.267 m), Monte Pollino (2.248 m), Serra del Prete (2.181 m), Serra delle Ciavole (2.130 m), Serra di Crispo (2.054 m), la Manfriana (1.981 m), Coppola di Paola (1.919 m), Monte Grattaculo (1.891 m), Monte Caramolo (1.827 m), Timpone della Capanna (1.823 m), lo Sparviere (1.713 m). Su queste vette impervie e maestose, lungo la linea dello spartiacque, corre il confine tra la regione lucana e quella calabrese.
L'imponente acrocoro, posto a cavallo tra i mari Ionio e Tirreno, con andamento trasversale nord-est/sud-ovest rispetto all'Appennino, è parte integrante nonché cuore dell'omonimo Parco nazionale istituito nel 1992 (Pollino Geopark dal 2015), la più grande area protetta italiana, comprendente al suo interno anche il monte Alpi (1.900 m), i monti La Spina (1.652 m) e Zaccana (1.580 m) oltre che la vicina catena montuosa dell'Orsomarso (1.987 m). La vista dalla cima spazia dalla Sila e alla Piana di Sibari a sud, ai due mari ad est ed ovest, ai gruppi montuosi della Basilicata (Massiccio del Sirino), fino Metapontino a nord-est.
La Catena montuosa dell'Orsomarso, costituisce l'espansione sud-occidentale del Parco nazionale del Pollino, contribuendo a farne uno dei parchi nazionali più estesi d'Europa.
Questo complesso montuoso che con la sua cima più elevata (il Cozzo del Pellegrino, m 1987 s.l.m.) sfiora i 2000 metri, è stato accostato al Massiccio del Pollino per alcune analogie che ne attestano l'unicità rispetto ad altre montagne vicine. Tra queste la più evidente è costituita dalla esistenza, soprattutto lungo le impervie pendici della Montea (m 1825 s.l.m.) del Pino Loricato che caratterizza con la sua esclusiva presenza, in Italia, il parco nazionale di cui fa parte, testimoniando dell'antico collegamento tra l'Italia meridionale ed i Balcani, attraverso il Mare Adriatico, quando i suoi fondali, durante le ere glaciali, non erano completamente sommersi e costituivano un corridoio preferenziale di scambio di flora e fauna tra i due versanti.
Altre caratteristiche comuni si ritrovano nelle specie faunistiche (lupo, lontra, aquila reale), nella purezza delle acque dei suoi torrenti, in ispecie l'Argentino, nella difficoltà di collegamenti viari tra versanti contigui, data la ripidità e la asprezza di molti versanti, spesso inaccessibili se non si è provetti scalatori, tutti fattori che esaltano la naturalità dei luoghi preservando gli antichi ecosistemi da rischi di alterazioni profonde.
Altra cima importante dell'Orsomarso è la Montea, accessibile dal Comune di Sant'Agata d'Esaro, che svetta con i suoi 1825 metri s.l.m. e su di essa è possibile ammirare il famosissimo "dito del diavolo" di origine calcarea.
fonte: WIKIPEDIA
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